ci vuole talento e pazienza, ci vuole
un silenzio, scivola lento, lente le ore,
cicche morsicate,
l’ultimo rintocco aveva voce roca,
dissentiva denti, digrignando che
non vuole più dormire
e, non che sia rilevante, ma
le imposte erano chiuse
[un pettirosso beccava il vetro, aveva le ali]
una primavera fuori, fiori d’arancio,
foglie verdi, figlie da sposare,
unghie pittate sui corrimano, fermi
passi di raso. uno spago. la caviglia.
l’osso.
questi occhi non la smettono di nevicare.
non la smettono.
un inverno vale l’altro.
un attimo, un’ora, un anno
[il pettirosso moriva, aveva le ali]
un secolo prima, il vento
voleva, aveva gambe corte,
l’inverno, ossa di legno da interrare,
foglie, fuori è bel tempo,
figlie che fanno figli, un figlio,
gambe corte e ossa di legno
fiori a maggio, una vita, un giorno.
attimi. un grido che nasce non l’ho sentito
non voglio più dormire
la notte. un silenzio piange.
l’inizio, la fine e la vita in mezzo.
sei la prova vivende che non si finisce mai di creare immagini. sei fertile. e grandiosa.
Ti leggo.Piano piano cerco di avvicinarmi al tuo sentire.Buonanotte.
(Ho tolto la faccina di Borges e ho messo un labirinto, che mi assomiglia di più)
Ti faccio tanti complimenti per il blog, è fatto benissimo e riesce a esprimere al massimo secondo me quello che scrivi…Se ti va passa a trovarmi. un bacio.
Francesco Maria Tipaldi
sempre brava!
ciao,
alessandro
ed in quella mezzeria non ce via che vita non segni….provero’ vista l’ora, a prendere la via del letto, che non ho letto che ore di lancetta e le tue sillabe incantanti ed incollate come tacchi ai talloni. Divarico le braccia ancora, prima di uscir fuori.
Un carissimo nerissimo saluto.Petrolio
che bella. tutte le volte che ti leggo mi viene da chiedermi che vissuto ci sia in mezzo alle tue righe, così rarefatto fra i tuoi versi
ci vuole talento…. non ti manca di sicuro , cara Francesca 🙂
bellissima. il ritmo smeriglia i versi che staccano come una beccata di rondine.
Ciao, grande prova al solito: sempre un piacere leggere le tue poesie.
nevicano gli occhi anche a me…
le parentesi donano l’incedere di una ballata, ma la caratteristica dei versi è la sollecitudine affannosa.
Non riesco a decidermi se la preferisco con o senza il pettirosso.