L’ultima volta si dormiva sui palmi
ed era di flanella il sonno
e se non fosse per l’arroganza dei metri
con la fretta nelle caviglie, verrei
a farti il caldo nelle mani
castagne ad ottobre.
Sapessi com’è sbiadito il furore dagli occhi
forse per via della tramontana
che ci è passata in mezzo, ma non temere
il freddo era solo all’inizio, ora sembra
quasi pace. Quasi
pace.
Ed intanto che non mi sai
vorrei tanto giocassimo assieme
a recitare le foglie, tu con le tue
ed io me le invento
sulle palpebre scese.
O anche provare a inseguirci
dita di maglie nel vento, tane su un muro,
le vite che voglio
con te.
Intanto che non ci sono
tu non aspettarmi così, coi gomiti
sugli stipiti ruvidi delle attese
ché non tornano. Ed io non torno,
ma non te lo sto neanche a dire
che il cielo non può attendermi
e che questo è un paradiso muto
senza la tua voce.
Arrivo presto
come posso
come questa
Bugia.