#1
Non è colpa tua, tu non c’entri.
I contesti, semmai
quelli sì che ti hanno devastata
tutte quelle cose fragili
e la solitudine, anche.
E tu non sei una che fugge.
Non l’hai mai fatto.
Non potevi che diventare quella che sei.
Quella che è sempre rimasta.
Ti amo anche per questo.
Ma non posso più restare.
Non sempre. Non posso più.
Mi manca qualcosa di più di un respiro.
Ho bisogno che tu mi capisca,
che mi perdoni e che mi ami,
smisuratamente anche,
così come ti amo io
che ti lascio libera di avere catene
e di tutto questo inutile coraggio.
E anche stavolta, non chiedermi “perché”
io non ho risposte
e tu non devi necessariamente capire tutto
risolvere, ottimizzare:
le cose capitano, come devono
a volte si rompono, altre invecchiano, soltanto.
O, semplicemente, si allontanano
come me che sto andando via,
amore mio
le chiavi sono sul tavolo
e in frigo ho lasciato qualcosa di pronto.
Basterà, sai bene che non sarà per molto.
Come sempre.
Addirittura, potrei essere già di ritorno
prima del tuo risveglio.
#2
Ti sbagliavi, non sei ancora tornata
e scusami fin d’ora
se non parlerò al tuo ritorno:
i silenzi vanno interpretati a memoria
sulla base delle cancellature
e delle omissioni.
Proprio come nascono le privazioni.
E tu sei la madre di te stessa, in questo.
Ricordi da piccole?
Tu che facevi castelli
coi sogni freschi di notte
e io a ripulire e riassettare
prima che fosse ieri:
la sabbia sotto le suole
è davvero insopportabile.
E poi, non sta neanche bene.
Non ce la fai proprio ad ascoltarmi
siamo nate insieme
ma tu non sei mai cresciuta.
Ed è inutile che ti copra la coscienza
con le mani
non c’è mai stato tempo per l’infanzia
e neanche i soldi.
E’ ora che tu sappia
la verità sulle lucciole:
amano una volta sola
e poi muoiono.
Muoiono, lo capisci questo, almeno?
(anche se tieni gli occhi chiusi, piccola mia)
Quando tornerai,
cerca di farlo in silenzio
e di sorridere senza esagerare
risulteresti inopportuna.
#3
La nostra solitudine, amore mio
era un buco con l’ortica intorno
e non era tanto per il buco, buio,
a quello si sono abituati persino gli occhi.
E siamo rimaste prossime alle sembianze
suscettibili soltanto alle variazioni d’ombra
come se tutto fosse coperto dalla polvere.
No che non era il buio che mi disperava
ma tutta quell’ortica che bruciava
confinando
tanto che ogni luogo era altrove.
Poi, qualcuno ha aperto la finestra
ed io l’ho visto, piccola mia,
ho visto l’amore.
Mi sono sentita piccola
che neanche un formica ero.
Un microbo. Un nulla.
E l’amore era grande
grande come Dio, era Dio
ed io non avevo più mani per nascondermi, né dita
ed ero più nuda di una foglia senza foglia.
Certo che non rido, amore mio
la rabbia, questa nostra,
ha le radici profonde della rinuncia.
Io lo so, io c’ero e non ero altrove da te.
Tutte e due dentro lo stesso buco
tu, quella ancora vergine di sogni
che digrignavi nei denti
le notti che ti stavano scomode nella bocca.
Sempre che non fossi sempre io
anche quella.
#4
…
e poi ci sei tu, Sogno
l’ultima tangente a destra
prima dello schianto.