Musica di Einaudi
Ché poi è un mistero, lo stupore
di come non si smette mai di nascere
eppure grembi di madri si fanno gomiti di spazio
nel ventre dell’aria e pochi altri spiccioli
fame d’ossa – per esempio –
quella che langue, deserta,
tra un’unghia e la spina dorsale
come se l’avorio
o due particelle miserrime di idrogeno
potessero fare la differenza!
Ora, si pensi all’equinozio delle rondini
che anche se s’attardano talvolta,
è vero che poi arrivano.
e lo fanno sempre
anche se hai i capelli corti
e corri dietro ai fazzoletti bianchi.
Anche se hai le dita contate
per mangiucchiare la fame d’amore
loro arrivano
e quasi ridono sotto l’ala.
Ché poi ti prende un sonno
che non sai più che pesci pigliare
e nuoti l’aria in mare aperto
senza la maschera
con il cloro negli occhi
che ti cieca.
Ché poi muori
– povero sostantivo solo
senza ossigeno –