Conserve nel vento
Sto dentro un boccaccio di vetro
pieno fino all’orlo, ostaggio del vento
perché l’alternativa era
respirare con moderazione
quando fosse tramontana.
E dire che ci ho provato: trattenevo
e trattenevo, ma spesso cedevo
al lusso di un urlo. E l’urlo, si sa,
esige ossigeno, più del dovuto
e rilascia anidridi di colpe.
E quindi, qui dentro, resto
senza la puntuale ispezione delle lancette
senza l’inventario del disordine
senza sospiri, polvere. Senza.
Sperando, certamente,
il boccaccio, sperando che non cada.
(tutta dedicata a Taranto e al wind day)